La seconda puntata del nostro viaggio attraverso i siti Unesco, dopo il Marocco, fa questa volta tappa in Giordania. Nel Paese si trovano quattro località protette, vediamo quali.
Primo sito protetto del Paese non poteva non che essere la città di Petra, la splendida capitale dei Nabatei, scolpita della roccia rossa del Wadi Musa nei secoli immediatamente prima e dopo la nascita di Cristo. Insieme alla città nabatea sono comprese sia Piccola Petra (Siq al-Barid, “la gola fredda” in arabo), una piccola città doganale, anch’essa scolpita nelle scogliere a strapiombo in una piccola valle, sia il castello Wu’ayra costruito dai crociati (che nasconde uno degli antichi accessi a Petra (non fatevi strane idee: oggi non si può più utilizzare questo ingresso, è chiuso e abbastanza pericoloso).
Abbiamo però già parlato di Petra e del suo scopritore, lo svizzero in incognito Burckhardt.
Avevamo anche già dedicato un articolo ai Castelli del Deserto, il secondo bene Unesco del Paese. Erano un insieme di fortezze, caravanserragli, casini di caccia e perfino terme costruiti nello sconfinato deserto orientale della Giordania.
Scopriamo invece il sito di Umm al-Rasas: si tratta di un vasto sito archeologico situato nel centro del Paese, non distante da Amman. In realtà è stato solo parzialmente scavato: le tracce oggi visibili sono principalmente di epoca romana e bizantina, anche se sono presenti livelli di occupazione islamica di epoca ommayade.
La città, come il vicino centro di Madaba, ha restituito agli archeologi alcuni tra i più bei mosaici antichi del mondo (nonostante la scarsità di effettive campagne di scavo realizzate). In Medio Oriente l’arte del mosaico (romano) fu per secoli praticata e perfezionata fino alla tarda epoca bizantina. Ne sono uno splendido esempio i mosaici della chiesa di Santo Stefano: la chiesa venne decorata con immagini che rappresentavano le città più importanti della regione in quell’epoca. Guardandole oggi si possono riconoscere templi, case, colonnati e campanili, come se ci trovassimo di fronte ad delle vere e proprie cartoline arrivate direttamente dall’antica Giordania bizantina.
Per raggiungere l’ultimo sito, il Wadi Rum, dobbiamo viaggiare nel sud del Paese, quasi al confine con le sabbie dell’Arabia
Saudita. Il Wadi Rum è una grande area, ora desertica, scavata nel corso dei millenni dalle acque che sparivano poi fra le sabbie del deserto. L’erosione causata dall’acqua, dal vento e dal movimento incessante della sabbia ha così creato una serie di paesaggi mozzafiato.
La bellezza di questo luogo ha da sempre attirato gli uomini: durante la preistoria le tribù locali erano solite incidere nelle pareti dello wadi immagini legate a vario titolo al mondo magico e sacro.
Connesso a questo territorio è sicuramente Lawrence d’Arabia, il militare inglese che ci ha lasciato alcune bellissime descrizioni del Wadi Rum nel suo libro autobiografico “I sette pilastri della saggezza”.
Proprio qui, fra queste sabbie e queste montagne, nel 1962 venne girato il film dedicato alla tanto discussa figura di Lawrence. Una curiosità: sarà proprio questo film a creare l’espressione Lawrence d’Arabia, il nome con il quale il nostro colonnello verrà poi ricordato.
È l’ora di ripartire ormai, prossima fermata Egitto.