Marocco Marrakech aereo jardin Menara

Siamo tornati, per goderci la fine di questa primavera e prepararci ad in nuovi viaggi appena il caldo sole estivo si rilasserà, evitandoci così di cuocere come tante lucertoline…

Dal nostro ultimo viaggio, proprio dalle sabbie infuocate del Sahara, abbiamo riportato un’opera di inestimabile valore. Si tratta di un manoscritto, una sorta di sognante diario di bordo. Il viaggiatore-autore è un Gentiluomo Piemontese e da par suo ci ha permesso di pubblicarlo solo in cambio di un otre di tè alla menta ed, ovviamente, della gloria imperitura…

 

Ecco qua la prima delle tre puntate, speriamo vi piaccia, buona lettura:

“Bagliori di sogno sulla via della Kasbeh”

… il mio amico inghiottì l’ultimo sorso del whisky torbato. E, alzandosi, esclamò, con aria affettuosamente scettica: “….ma cosa sarà mai, questo Marocco?!”. Lo guardai, con amichevole commiserazione, e pensai “Certo…non può capire, se non c’è stato!”.

Bevvi, a mia volta, l’ultimo sorso del tè verde alla menta, che mi ero portato dalla fantastica erboristeria berbera. La serata volgeva al termine: lo accompagnai alla porta e lo salutai: “Ti dico una cosa sola: ho visto sfumature di colori sulle dune di Merzouga, al tramonto, che voi umani non potete immaginare! E bracieri in fiamme nei bivacchi berberi al largo della Gran Dune, sotto un cielo nero, pieno di stelle scintillanti che scendono fino all’orizzonte! ”

Il mio amico uscì dicendo “Forse un giorno, allora, andrò anch’io in Marocco.” Io chiusi la porta alle sue spalle, dicendogli “Si, devi assolutamente andare. Ma non con chiunque: se vuoi fare un viaggio indimenticabile, devi andarci con Samsara Viaggi! Ricordatelo!”

Restai un poco pensieroso: essere tornato dal Marocco, viaggiando con Samsara, era stato come svegliarsi da un sogno favoloso, come riemergere alla superfice da un tuffo nel profondo di un caleidoscopio di colori, odori, sensazioni, paesaggi e personaggi che ora affollavano la mia mente.

eccoli: Ugo e il nostro Gentiluomo Piemontese

eccoli: Ugo e il nostro Gentiluomo Piemontese

Ma si era fatto tardi. Mi lavai i denti con le erbe del deserto e, coricatomi, scivolai tra le braccia di Morfeo, dopo essermi tirato sulle spalle la calda coperta pelosa. Nel sonno, mi sembrò di seguire un piacevole movimento ondulatorio; mi accorsi che era dato dal maestoso procedere di Ugo (così avevo ribattezzato il mio cammello nero): quando saliva sulle dune dovevo piegarmi un poco in avanti, per non cadere all’indietro; ma quando scendeva da quelle più ripide dovevo essere lesto a buttarmi indietro, per evitare di cadere in avanti, piombandogli sul lungo collo.

Come sempre, dormivo su un fianco, girandomi nel dormiveglia ed alternando ora l’uno ora l’altro, e ad ogni cambio di posizione ecco accendersi una sequenza di immagini, ogni volta diverse: erano bagliori di sogno sul Marocco! Che ora vado a raccontarvi.

 

Dalla terrazza sulla piazza

Gustiamo un’altra pastilla, in attesa del tajine con il montone stufato e le verdure, sulla terrazza affacciata sulla fantastica piazza. Alzando lo sguardo, l’oscurità sottostante in cui è immersa è rotta dalle luci delle decine di cucine provvisorie, montate qualche ora prima, come ogni giorno; nei tavoli adiacenti, coperti da stuoie e teloni, gente del luogo e turisti gustano cibi di ogni genere: spiedini di montone, agnello, pollo e verdure; uova e frittate, pesci arrostiti, lumache e quant’altro l’immaginazione può suggerire, comprese file di teste di montone arrosto in bella vista. Carrettini spinti a mano, sul cui pianale sono in bella mostra dolciumi di ogni sorta, passano e ripassano tra le sobrie tavolate, offerti a chi abbia finito di cenare.

Djema el FnaaAltre luci dondolanti fanno intravedere….come chiamarli? … dei baracchini sormontati da grandi recipienti di rame, in cui viene preparato il micidiale infuso bollente di sei spezie, capace di infiammare anche lo stomaco di un cammello! Una quantità di venditori, seduti su sgabelli con a fianco luci fioche, offrono… di tutto, mentre quelli che offrono l’acqua dall’otre di capra si aggirano, nei loro costumi tradizionali rossi, in cerca di chi sia disposto ad allungare il bicchiere e qualche dirham..

Il tutto è accompagnato dal suono sincopato di un gruppo di musicanti accovacciati a terra e circondati da una folla di ascoltatori, molti dei quali ballano al ritmo di nacchere e tamburi; è un ritmo quasi ossessivo, che sembra non cambiare mai. Vicino ad essi, volonterosi “pescatori”, muniti, appunto, di una sorta di canna da pesca, cercano di infilare l’anello che funge da amo nel tappo di bottiglie di bibite, offerte in premio, cercando così di sollevarle. Sembra che non siano sfiorati dal dubbio che l’anello sia un po’ più piccolo del tappo! O forse lo sanno, ma si divertono lo stesso. Non lontano da un venditore di lucerne, che ha disseminato intorno a sè uno sciame di lucciole, più o meno nel luogo in cui la mattina due incantatori di serpenti facevano sfoggio della loro arte, un uomo siede su uno sgabello mostrando orgoglioso un grande avvoltoio dalle ali nere, che dispiega a comando, legato per una zampa. Non è chiaro cosa proponga: certo non vorrà vendere il grande volatile, privandosi della sua attrazione distintiva: forse lo offre come compagno di foto ricordo, in cambio di qualche dirham?

Il chiarore del tramonto, sempre più lontano e fioco, fa da cornice all’orizzonte, mentre è viva la luce che a tutti mostra il minareto della Koutoubia, che domina la piazza e tutta la città. Ma sediamoci. Il tajine di montone stufato sta per essere teatralmente scoperchiato! Non possiamo mancare.

-fine prima puntata-